LE VIOLETTE, tu le mangi?
E le violette tu le mangi? Perché si mangiano, eccome se si mangiano!
Nel misto del Prebuggiun (qui>>>) sono la nota dolce e profumata e non solo i fiori ma tutta la piantina, pulita bene e messa a bollire insieme alle altre varietà di erbe.
Ma anche in insalata, soprattutto le corolle fiorite insieme a Pratoline(qui>>>),primule e pure in un risotto primavera fatto con pisellini e zafferano, dove si possono mettere sia a cuocere che fresche poi per decorare (qui>>>)
Non penso di dovermi soffermare più di tanto sul riconoscimento.
Se non fosse per le foglie cuoriformi, sicuramente l'intenso profumo non può creare dubbi.
Ne esistono diverse qualità, mammola, bianca, tricolore, la viola del pensiero, quella da giardino che però si deve essere sicuri che non sia stata concimata con concimi chimici, tutte possono essere mangiate.
Tutti gli anni mi diletto a fare una specie di violette candite da servire agli ospiti insieme a una tazzina di caffè o per decorare una torta mimosa.
Mi armo di pazienza e raccolte le viole di prima mattina le tuffo in una ciotola piena d'acqua fredda per qualche attimo per lavarle e togliere eventuali terra, polvere, ecc.
Le metto ad asciugare su un foglio di carta da cucina, una volta asciutte le sistemo in un setaccio.
Nel frattempo preparo lo zucchero che non deve essere a velo, appena appena passato in un colino per avere solo i granelli più fini. Se voglio accentuare il colore delle viole lo mescolo a un po' di colorante alimentare viola.
Con un poco di albume leggermente sbattuto e un pennellino, che tengo solo per questo uso, spennello leggermente i petali,
immediatamente le cospargo di zucchero e lascio asciugare, sempre sul setaccio. Attenzione perché dove non si passa l'albume non attacca lo zucchero.
Poi procedo dall'altra parte.
Nel caso correggo le parti che sono rimaste senza zucchero.
Lascio seccare e poi tolgo lo zucchero in eccesso.
Le tengo in una scatolina al riparo dall'umidità, non ho il problema di quanto si conservano perché ne faccio sempre troppo poche...
Per conservarle di più e quindi senza l'albume, si sostituisce questo con la gomma arabica, ora più facilmente reperibile visto il dilagare delle paste di zucchero e gum paste dove si usa appunto la gomma arabica (naturale) o il CMC (gomma adragante di sintesi) .
Diluito la punta di un cucchiaino di polvere in poche gocce di alcool buongusto o vodka, per fare prima immergo la viola intera e poi la passo nello zucchero.
Da tener presente che la gomma arabica dura più a lungo dell'albume di uovo e non lascia nessun gusto né odore
Un'altra uso molto carino è lo zucchero profumato alla violetta. Si possono seccare le corolle e mescolarle polverizzate allo zucchero, o meglio macinare lo zucchero con le violette fresche e poi lasciarlo a seccare una notte all'aria calda, magari vicino a una fonte di calore, stufa o termosifone.
La viola ha tante proprietà, una di queste è calmante del sistema nervoso, da farne con i soli petali uno sciroppo che calma la tosse nei bambini e favorisce il sonno, ma perfino calma la rabbia...
Se per fare le violette candite casalinghe mi serve una buona dose di pazienza, per fare lo Sciroppo, anni fa quando avevo i bimbi piccoli, ho davvero esaurito tutta la riserva che avevo.
Serve un numero infiniti di fiori, dei quali si usano solo i petali, tagliando via il calice, che come in tutti i fiori lascio un retro gusto amaro.
Per fare un minimo peso, diciamo che anche solo 30 gr. ne servono tantissimi. Il procedimento è uguale per tutti gli sciroppi con foglie o fiori. Si versa dell'acqua bollente sui petali di violetta, in proporzione, quasi solo per coprirli. Si lascia in infusione qualche ora, si filtra, sarà di un bel color viola, si mette sul fuoco con metà peso di zucchero o miele. È possibile che il calore lo faccia diventare verde, ma dopo averlo fatto bollire una decina di minuti, una volta raffreddato, spremuto dentro mezzo limone, diventerà di nuovo viola e profumato.
Da conservare in frigo e usare a piccolissime dosi.
Se non ho pazienza, e ora è spesso così, mi faccio anche solo l'acqua alla violetta da bere, profumata. Metto un poco di fiori in una brocca di acqua fresca, e chiudo e lascio tutta la notte. L'indomani mattina la bevo con infinito piacere, ma si può se si vuole aromatizzare anche del vino.
Non uso fare l'oleolito, perché ne faccio già tanti e rischierei di non usarlo, anche se ha proprietà calmanti e disinfiammanti della pelle.
Le mille leggende e significati di questo fiore sono legati per lo più alla modestia, alla timidezza, .
Significa anche protezione, si regala per dichiararsi alla persona amata, ti ho pensato, ti penso...e quindi viola del pensiero, pansè.
Mia mamma, da ragazza, in tempo di guerra aveva un giovane che per compiacerla, le faceva delle preziosissime saponette alla violetta con l'olio di oliva e le violette delle fasce della collina di Cogorno dove era sfollata.
È sicuramente un fiore ottocentesco anche se le sue proprietà erano conosciute da greci e romani.
Di tutte le storie legate alla violetta mi piace ricordare Maria Luigia d'Austria, moglie di Napoleone, che aveva una passione sia per il fiore, il profumo e il colore. Tutti paramenti e le livree di corte erano color violetto, firmava le sue lettere con il disegno del fiore al posto della firma, ne incoraggiò la coltivazione a Parma, dove i frati del convento dell'Annunziata riuscirono a estrapolare per lei un'essenza che diventerà poi la Violetta di Parma Borsari.
I Parmigiani tutti gli anni portano sulla sua tomba, a Vienna, un mazzetto di violette, in ricordo della devozione della città alla Duchessa.
A dir la verità già era il fiore preferito di Napoleone, con un mazzolino di violette appuntato sull'abito si distinguevano i Bonapartisti in Francia, durante il soggiorno di quest'ultimo all'Elba, che annuncerà la sua fuga dall'isola con la frase: -Tornerò a Parigi in tempo per veder fiorir le violette - , e infatti partì il 26 febbraio ...
Si dice che alla sua morte, nel medaglione al suo collo erano conservate alcune violette secche che egli stesso aveva raccolto.... ma sulla tomba di Giuseppina.
Tanti poeti e scrittori e altri cantarono della violetta, ma mi piace finire il post con questa poesia di Trilussa:
LA VIOLETTA E LA FARFALLA
Una vorta, ‘na Farfalla mezza nera e mezza gialla, se posò su la Viola senza manco salutalla, senza dije ‘na parola. La Viola, dispiacente d’esse tanto trascurata, je lo disse chiaramente: - Quanto sei maleducata! M’hai pijato gnente gnente Per un piede d’insalata? Io so’ er fiore più grazzioso, più odoroso de ‘sto monno, so’ ciumaca e nun ce poso, so’ carina e m’annisconno. Nun m’importa de ‘sta accanto a l’ortica e a la cicoria: nun me preme, io nun ciò boria: so’ modesta e me ne vanto! Se so’ fresca, per un sòrdo vado in mano a le signore; appassita, so’ un ricordo; secca, curo er raffreddore… Prima o poi so’ sempre quella, sempre bella, sempre bona: piacio all’ommini e a le donne, a qualunque sia persona. Tu, d’artronne, sei ‘na bestia, nun capischi certe cose… - La Farfalla j’arispose: - Accidenti, che modestia!
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Lella
Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.
Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.
Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
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