del Pudore, dell'Inverecondia e della Modestia
“Casta fuit, lanam fecit, domun servavit”
Il pudore è la principale e più pregevole dote di una fanciulla.
Il pudore sta in quel senso di timidezza segreta e savia, di ripugnanza gentile per tutto ciò che può arrecare disdoro.
Una fanciulla pudica si tiene in continua guardia contro qualsivoglia licenza.
Il composto suo aspetto impone riserbo agli audaci.
Se qualche sfacciato osa dirle una parola sgarbata, un motto men che buono la fanciulla pudica non cerca di rispondere, ma si allontana sdegnosa…si tiene in continuo riserbo contro ogni atto di troppa dimestichezza, anche colle compagne sue.
E siccome non osa ella porre le mani addosso a chicchessia, così non permette che altri si prenda tal dimestichezza con lei.
Quella fanciulla che s’avvezza a concepire grande e profondo rispetto di sé medesima, riesce più sicura a difendersi da tanti assalti.
…però quanto appare gentile e onesta la fanciulla pudica, altrettanto vien giudicata spregevole la giovinetta leggera, dissipata e invereconda.
La quale studiosa di comparire e di ricrearsi, ama meglio restar oziosa sull’uscio di casa a ciaramellare che attendere alle bisogne domestiche, preferisce starsene alla finestra che lavorare, più andare a zonzo nei dì festivi che viversene ritirata colla mamma, colle sorelle, colle amiche sue.
E la sconsigliata finisce coll’incontrarsi in un marito dissipatore e giocatore, in uno stordito che per tutta la vita le fa scontare la giovanile civetteria e inverecondia.
Invece la giovinetta pudica che è pia e laboriosa, che non si addomestica colle vanerelle, che non corre ai festini e ai passeggi, ove scontransi giovinastri, attira sopra di sé lo sguardo di tutti, e tutti l’ammirano.
I padri e le madri assennate ambiscono in cuor loro di averla nuora; e facilmente trova un buono e costumato garzone che la trasceglie a diletta compagna e la pone siccome a custodia e scorta della sua casa.
…Figliuole mie, fuori della casa a guisa di uccelli fuori del nido, vi troverete esposte a pericoli, a sfregi e ad oltraggi …
Nella modestia ingenua e pudibonda la giovinetta trova lo scudo più valido contro qualsiasi dimestichezza men che riguardosa.
Questa virtù gentile accresce l'avvenenza, e infiora di soave leggiadria e di arcana grazia le giovinette che se ne mostrano sollecite.
Un' aria di riserbo e di decoro che vi procacci riverenza; un carattere di dolcezza e di cortesia, che vi attiri benevolenza; un aspetto di pulitezza e di operosità che vi guadagni stima, eccovi i pregi che dovrete cercare nella vita civile.
….schivate pertanto il meschino e sciocco proposito di quelle che pongono il loro vanto nell’abbigliamenti: e più ancora di quelle che intese ad ornarsi con isfarzo per le feste, sogliono poi starsi in continua trascuranza.
Piuttosto prendete la bella abitudine di vestire semprecon semplicità, con garbo, con lindura.
Non vogliate fare sfoggio per una veste, per un grembiale, per un velo, ma in tutto il vostro abbigliamento spicchi il buon gusto e la grazia, che anco nelle robe povere può apparire.
Sappiatelo bene, che non le ricche stoffe, non i preziosi pizzi, i nastri e le trine adornano e aggraziano una giovinetta, ma sì il bel garbo con cui si pettina e la giustezza con cui sa acconciarsi le vesti pulite e ben attagliate, se non sfarzose.
Da “ Libro per le Scuole Femminili delle campagne” Stamperia Reale di Torino 1879
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