DI BACCHE E RADICI E ...
Lungo la strada vedi su la siepe
ridere a mazzi le vermiglie bacche ...
G. Pascoli
Mi trovo spesso, raccontando di me, a dire che mi sono ritirata "a vivere di bacche e radici", e mai come quest'anno ho messo in pratica quanto vado dicendo.
Mi sento in dovere quindi di esternare anche quali Bacche e quali Radici ed essendo l'autunno, giusto la stagione propizia di tali raccolti, non mi resta che parlarne.
Proprio ora appunto le bacche fanno la loro comparsa su alberi e arbusti e le radici immagazzinano i succhi che le rendono turgide e consumabili.
Un po' anche perché recentemente ho letto di quell'uomo che ha ingerito le bacche di Tasso, salvato in extremis, il così detto albero della morte, quindi il post è anche per ricordare di
NON INGERIRE NULLA IN GIRO PER BOSCHI E CAMPI
CHE NON SIA STATO IDENTIFICATO CON CERTEZZA
Un altro consiglio è di non raccogliere e inutilmente bacche commestibili da trasformare in marmellate, sciroppi o quel che si vuole con l'intenzione di conservare vitamine e nutrienti che invece con la cottura scompaiono, ma fatelo solo se intendete gratificare il palato per vostro gusto personale, a ,meno che non si faccia macerati a freddo.
Raccogliere bacche è noioso, pulirle ancora di più, spesso quello che rimane è infinitamente poco rispetto a quello che si è portato a casa.
Le bacche sono il cibo invernale di molte specie animali, specie gli uccelli, di conseguenza ricordarsene, senza fare inutili depredazioni per poi magari non usarle, ma prendere solo quello che serve.
Tutte le bacche diventano completamente mature, morbide con le prime gelate, ora con questi cambiamenti si trovano bacche mature in anticipo rispetto a tempi fa.
In merito a quello che dicevo prima sui selvatici, non aspettate troppo se trovate un bell'arbusto coperto di bacche con l'intenzione di tornarci dopo qualche mese, gli uccelli e altri animali ci arriveranno prima di voi.
Ah ... a proposito, bacche è un nome improprio generico, ognuna ha il suo nome specifico di drupa o cinorrodo o coccola.
La bacca più semplice, più facile da trovare è quella di Rosa canina e troverete tutte le informazioni nel post a lei dedicato clicca qui >>>
Facile da riconoscere fra le altre per via delle spine fatte appunto a dente appuntite e ricurve, che poi danno il nome all'arbusto, la bacca non perfettamente rotonda ma allungata.
Un'altra bacca commestibile, frequente da incontrare nelle passeggiate è quella di Prugnolo, Prunis spinosa, di colore blu scuro, antenata delle prugne. L'arbusto, il primo che in primavera si ricopre di velo di fiorellini bianchi eduli anch'essi utili per decorare piatti e insalate primaverili.
La bacca acidula, fortemente allappante se non matura, e quando è matura è morbida e un poco raggrinzita viene usata per il famoso liquore detto Bargnolino, tipico dell'Appenino Emiliano, la ricetta, io non faccio liquori, ma quest'anno provo questa:
mezzo chilo di bacche di prugnolo
mezzo litro di alcol per liquori
mezzo chilo di zucchero
un quarto litro di acqua
Come per la gran parte dei liquori casalinghi, dopo aver fatto macerare per 45 giorni le bacche pulite e lavate nell'alcol, si filtra senza schiacciare troppo, si aggiunge lo sciroppo ottenuto facendo sciogliere lo zucchero nell'acqua e raffreddato e si lascia riposare per almeno due mesi prima di bere.
Mi attira molto anche la versione che prevede al posto dello sciroppo di zucchero l'aggiunta di pari quantità di Gutturnio.
Un' altra comunissima bacca che si trova appena ci si avventura per un sentiero è quella del Biancospino qui>>>, spesso confusa con quella di Rosa canina. Se quella di Rosa è sempre oblunga, ovale, quella di Biancospino è rotonda. Pur essendo anch'essa commestibile e usata dalla notte dei tempi, persino per fare farina, è pur sempre di una pianta usata per le sue importanti proprietà medicinali per il cuore e anche proprietà astringenti, quindi sconsiglio di mangiarle come le ciliegie.
Fra alberi di Castagno e Querce è facile incontrare il Sorbo comune, o Sorbo montano, il Sorbo aria.
Le bacche commestibili dopo cottura, addirittura il nome sorbo pare derivi da inghiottire, usate sempre per marmellate e decotti antinfluenzali.
Per riconoscerlo osservare la pagina inferiore delle foglie chiara e vellutata con profonde nervature.
Parente stretto del Sorbo degli uccellatori, Sorbus aucuparia, le quali bacche mangiate crude in quantità possono fare infiammazione all'apparato digerente, mentre cotte sono da sempre usate.
Da esse si ricava il sorbitolo.
Il sorbo albero magico, specie per i popoli nordici, considerato sacro perché pare proteggesse la casa e le stalle dai fulmini, usato in tutti i modi, il legno, per ardere, per fare carbone, per tingere di nero.
Questo in particolare appetito dagli uccelli e usato per gli appostamenti fissi per la caccia, da qui il nome.
TUTTE LE BACCHE COMMESTIBILI FINO A QUI DESCRITTE APPARTENGONO ALLA FAMIGLIA DELLE ROSACEE, PERTANTO IL SEME INTERNO CONTIENE AMIGDALINA IN QUANTITÀ DIVERSE.
È QUINDI SEMPRE MEGLIO NON INGERIRE I SEMI, SOPRATTUTTO IN GRANDE QUANTITÀ
Abbastanza facile anche trovare piante di Alloro qui>>> , Laurus nobilis, cariche di bacche scure rotonde, molto aromatiche, usatissime per farne un oleolito utile per i dolori reumatici, polverizzate e assunta la polvere a piccole quantità per raffreddori, catarri e forme bronchiali, o per preparare un liquore digestivo.
Famoso anche l'unguento ottenuto estraendo dalle bacche l'olio, l'olio Laurino.
Le bacche mature andrebbero snocciolate, di solito si fa una leggera pestatura tale da non rompere il seme interno, sempre perché ha contenuti leggermente irritanti, e si procede a una bollitura in poca acqua fino a che completamente spappolate non rilasciano in superficie l'olio che andrà raccolto pazientemente. Quando non si riesce più a raccoglierne si filtra e si mette in congelatore una volta freddo, per far si che l'olio si separi e si solidifichi, così che si più facile raccoglierlo.
Questa operazione va fatta all'esterno o con le finestre aperte per il forte odore che sprigiona.
L'operazione sarebbe più consona scaldando appena le bacche denocciolate per poi spremerle con un torchietto. La resa è molto bassa, l'unguento burroso di colore verde ottenuto è usato per dolori vari, ma anche nella fabbricazione dei saponi simil Aleppo.
Per quanto riguarda il seme contenuto all'interno, evito di usarlo se posso, nonostante sia lasciato sia per fare il liquore sia quando si polverizzano.
L'importante è la dose che si usa, l'Alloro è una pianta potente può dare irritazioni, allergie, provocare dermatiti sempre in base all 'uso o meglio all'abuso che se ne fa.
Sempre più raro da queste parti il Ginepro, Juniperus communis, una volta scelleratamente usato come albero di Natale, tagliandolo per poi buttarlo nel fuoco in segno propiziatorio e bruciato nelle stalle per disinfettarle.
Attualmente credo sia protetto e sia proibito estirpare e commercializzare parti della pianta, almeno per quanto riguarda la Regione Liguria qui>>>.
Le bacche di Ginepro erano considerate un tempo addirittura miracolose per curare certe patologie, per il loro contenuto di oli essenziali, preziose per il loro effetto balsamico.
Con esse, dopo opportuna fermentazione e distillazione si ottiene il Gin, da Geniver, il nome della pianta in olandese, dove il liquore fu inventato come tintura diuretica. Messe a macerare nell'alcol forniscono un buon amaro, anni e anni fa le mettevo nella grappa, poi come ho già detto tante volte nessuno di noi beve superalcolici.
Ne ho sempre fatto una giudiziosa scorta quando ero solita cucinare la selvaggina, dove lo ritengo indispensabile ma anche nel coniglio non è male e per fortuna ne ho qualche pianta nei miei terreni.
Anche masticate così purificano e disinfettano l'alito, così come il legno bruciato deodora gli ambienti.
Sono molto gradite ai tordi e ben lo sapevano i cacciatori che si appostavano nelle vicinanze.
Parlando di giudiziosa scorta intendo sempre quello che serve e non di più, visto che per giungere a maturazione impiegano ben due anni, secche poi durano tantissimo.
Non mi attarderò a parlare del Mirto, Myrtus communis, che ho così bene imparato a riconoscere in Puglia e del quale ho diffusamente parlato qui.>>>
Lo cito solo per le somiglianze con altre bacche, ma si può trovare solo in Riviera, difficilmente sopporta i freddi invernali che sono sulle pendici degli Appennini.
Così come il Lentisco, Pistacia lentisco, un altro arbusto che fa parte della macchia mediterranea e non si trova oltre la zona di prima collina. Le drupe, possono essere anche mangiate non so fino a che punto il gusto lo consenta, sono officinali e da esse si ottiene un olio, ormai raro, che si considera ricco di proprietà antiossidanti, antibatteriche ecc.
Dall'incisione del tronco si ottiene una resina, chiamata mastice di Chio, usata nelle fumigazioni come balsamico.
Un arbusto che dà bacche commestibili, ma non così facile da trovare, e solo per un caso ne conosco l'esistenza di una pianta in zona è l' Eleagno, Elaeagnus umbellata, che si riempie di grappoli di piccole bacche rosse ricoperte di puntine argentee. Dal sapore dolce acidulo si confezionano marmellate, gelatine, ecc.
Nomino solo per completezza il Corbezzolo, Arbutus unedo, anche questo della macchia mediterranea più che delle mie montagne, ma la Liguria è così, in pochi minuti dai monti al mare lo scenario botanico cambia.
Forse il più conosciuto degli arbusti, in autunno per la strana compresenza di fiori e bacche sia verdi che rosse mature.
Bacche eduli, usate per marmellate, canditi, messi sotto alcol come le ciliegie, mangiati freschi in quantità possono dare una specie di ubriachezza.
Buono il miele amaro di corbezzolo che ha proprietà balsamiche.
Non posso parlare in prima persona delle bacche del Corniolo, Cornus mas, non mi è mai capitato di trovarne, anche se le vado cercando da tempo.
So comunque che si fanno anche con queste marmellate, gelatine, sciroppi.
Il nocciolo interno, in questo caso tostato, profuma di vaniglia e con la polvere si prepara un surrogato del caffè, sembra anzi che fosse usato una volta per dare l'aroma all famoso Caffè viennese.
Così come non ho mai trovato il Crespino, Berberis vulgaris, e vi invito ad osservare come siano davvero piccole le differenze fra una bacca e l'altra, confondibili quindi una qualità con l'altra, l'osservazione va fatta a tutta la pianta, portamento, foglie, corteccia.
Stessi usi come le altre, sciroppi, marmellate, ecc.
Una pianta usata tutta per le sue proprietà antipiretiche, ipotensive, antinfiammatorie, antiemorragiche da almeno 2500 anni.
Come tante altre di questo elenco usata per costruire siepi impraticabili per la presenza di spine.
Sono considerate bacche da molti, anche Fragole, More, Lamponi e Mirtilli dei quali ho parlato già qui>>>
B A C C H E C O N T O S S I C I T À
Al momento non mi vengono in mente altre bacche commestibili che si potrebbero trovare durante una passeggiata nei miei dintorni, credo però utile un minimo di confronto con le più pericolose fra quelle tossiche.
Del Tasso, Taxus baccata, potrei dire solo di averlo visto una volta sola da bambina e essermi rimasto impresso perché mia nonna lo chiamava "Albero della morte" raccomandandomi di non toccarlo.
Di questa pianta è velenoso praticamente tutto, con conseguenze davvero gravi per l'ingestione di qualsiasi sua parte. L'unica cosa, per così dire commestibile, è l'arillo, cioè la polpa rossa, nella foto sopra si vede bene, che ricopre il seme appuntito velenosissimo.
Ci sono persone, che per me restano incomprensibili, che si divertono a succhiare questa polpa rossa e sputare il seme, insistendo che non succede niente. Bene, cioè male secondo me, sottovalutano l'esempio che danno e che non a tutti arriva l'informazione completa e veritiera, quindi molti si fermano a "sempre mangiate" e poi rischiano la vita vedi articolo qui>>>
In maniera che comprendo ancora meno, viene spesso usato per parchi e giardini pubblici, con la scusa che è longevo e resistente.
Difficile distinguere il tasso anche dal comune abete rosso se profani e se non con una attenta osservazione, quindi se non ne siamo più che sicuri evitare di raccogliere gli aghi.
Un aiuto viene dalla corteccia (velenosa) profondamente diversa che si stacca in grossi pezzi e dal fatto che è l'unica conifera che non ha resina.
Più facile incontrare un bell'albero di Agrifoglio, Ilex aquifolium, con le sue conosciutissime bacche rosse.
Nella foto sopra si notano le bacche adesso non ancora colorate completamente, ma soprattutto le foglie che non sembrano dell'Agrifoglio, perché non spinose ai margini come siamo abituati a vedere normalmente.
L'agrifoglio, ha come altre piante, le foglie diverse, le spine sono presenti solo nelle foglie dei rami bassi proprio come difesa dagli animali, mentre nei rami più in alto hanno una forma completamente diversa.
Bacche e foglie sono comunque tossiche, provocando grave infiammazioni a reni e apparato gastro-intestinale
Dove i giorni scorsi raccoglievo bacche di Biancospino e di Prugnolo, vicino, attorcigliato assieme, cresce il Caprifoglio, Lonicera caprifolium, il più comune, ma ce ne sono molte varietà, dal bellissimo e profumatissimo fiore, le cui bacche riconoscibili perché il Caprifoglio è un rampicante e non un arbusto, le foglie rotonde, l'aspetto delle bacche, piccole, lucide, e di colore rosso, quasi sempre ancorate alla foglia, diverso.
Queste ultime sono velenose, e in certe specie, molto velenose, variano nell'aspetto da specie a specie.
Occorre fare attenzione nel caso, quando le foglie cadono, il che rende tutto meno riconoscibile.
Esiste una sola specie di origine orientale commestibile, coltivata, con le bacche blu, ma non penso si corra il rischio di incontrarla in una passeggiata nei miei dintorni.
Così non mi sono mai curata di trovare l'Alaterno, Rhamnus alaternus, altro arbusto della macchia mediterranea, sapendo che le sue bacche sono tossiche. Ora invece farò attenzione, perché ho scoperto che si usa per tingere i filati e i tessuti di giallo e di verde.
Conosciutissime e velenose le bacche della comune Edera, Edera elix, di cui ho parlato già qui>>>
Nei giardini di una volta, per mero scopo decorativo, non poteva mancare il Sinforicarpo, Symphoricarpos albus, usato per le composizioni, con le sue bacche che resistono a lungo nell'autunno inoltrato e i grappoli di fiori a inizio estate.
Le bacche sono altamente tossiche, 4 bastano per stare male, il succo è irritante per la pelle.
Parlando di giardini, specie quelli della Riviera, mi viene in mente il Pitosforo, Pittosporum tobira , usato per siepi profumate, dai fiori si formano capsule legnose che non so come potrebbe venire in mente di mangiare, ma non si sa mai e comunque non sono commestibili.
Ecco la Fitolacca o Uva turca, Phytolacca americana, ormai infestante anche questa, particolarmente attraente per i suoi grappoli. Nonostante ci siano persone che mangiano i teneri germogli e un tempo bevevano il succo, la pratica è altamente sconsigliata per gli effetti dannosi che può dare visto che l'assunzione può portare al coma, anzi la linfa può provocare dermatiti al contatto con la pelle. È però pianta officinale e come molte altre piante altamente tossiche i suoi veleni sono studiati per curare alcune malattie, come era usata un tempo da chi sapeva farlo o da chi non aveva altro per curare e quindi il rischio era fra morire della malattia e morire per la cura.
Con le dovute precauzioni, si può usare per tingere.
Vite americana, Parthenocissus quinquefolia, in alto
Vite canadese, Ampelopsis brevipedunculata in basso.
Molte persone tendono a confonderle o a pensare che siano la stessa cosa, in realtà sono due piante diverse e la differenza si evince dalla forma diversa della foglia. Entrambe formano un piccolo grappolo di frutti somiglianti all'uva con leggere differenze che contengono acido ossalico e quindi tossici
Negli orti regna invece infestante l'Erba morella, Solanum nigrum, che qualcuno quando le bacche sono particolarmente grandi e verdi o osserva con attenzione i fiori, crede di individuare una pianta di pomodori o di peperoni, questo solo perché è una solanacea e quindi ha similarità, e come le comuni piante di pomodori e di peperoni quando sono verdi sono tossiche perché acerbe, in quanto contenenti solanina.
Nell'erba morella particolarmente presente ed è consigliabile non provare a mangiare neppure le bacche quando sono nere.
Con questo non intendo riaprire la diatriba sui pomodori verdi e sui vari loro usi perché l'ho detto in tutti i modi:
Esistono varietà di pomodori e di peperoni che sono verdi ma sono maturi. La confusione deriva dalla comprensione fra la parola verde e la parola acerbo.
I pomodori acerbi contengono solanina e sono tossici così come le patate quando diventano verdi, varietà di pomodori sono parzialmente verdi anche quando arrivano a maturazione e sono quelle varietà lì che bisogna usare, non i pomodori che sono verdi perché acerbi, che non sono riusciti a maturare nell'orto.
Ne cito una per tutte l' Evergreen.
Sempre molto comuni negli incolti, e sempre più infestante il Tamaro, Dioscorea communis, un rampicante, le cui bacche caustiche possono dare avvelenamenti anche gravi. Qualcuno in primavera raccoglie i giovani germogli consapevolmente o confondendoli con altri più commestibili, la pianta se pur officinale è tutta tossica. La bollitura elimina parte della tossicità ma perché rischiare, inoltre il sapore è amarissimo.
Simile, con l'aspetto lianoso, ma dalle terribili foglie irte di spine che le hanno fatto meritare il nome di "stracciabraghe", la Salsapariglia, Smilax aspera, le bacche tossiche.
Conosciuta improvvisamente da tutti per il successo del cartone animato dei Puffi che uscivano solo per cercare Salsapariglia della quale sono ghiotti ed era il loro unico nutrimento. In anni recenti non è più nominata per via appunto della sua tossicità che induceva anche i bambini a cercarla e per imitazione provare ad assaggiarla.
Ed ecco il Lauroceraso, Prunus laurocerasus, così spesso argomento di discussioni e confusioni con il nobile Alloro, al quale assomiglia ma non condivide nemmeno la famiglia.
Qualche differenza c'è, osservando bene, ma la più importante è che non profuma di Alloro!
Anche per, questa tossica in tutte le sue parti, ci sono persone che si divertono a mangiare le bacche sputando i semi molto velenosi, perché il sottile strato di polpa è commestibile. Sinceramente non seguo questa corrente di pensiero, non credo il gusto della polpa delle bacche di lauroceraso una delle cose di cui non posso fare a meno, visto il rischio che si corre con il seme.
A fine autunno, pronto per il Natale e il Capodanno, sugli alberi, specie di frutta, peri, susini, sui tigli e salici, è possibile trovare il bellissimo e terribile Vischio, Viscum album.
Se alloggia su noci e querce, la varietà presenta le bacche più giallastre.
La pianta considerata sacra e magica, accompagna l'uomo da sempre, per il mistero di vivere senza radici e pur essendo officinale è tossica in tutte le sue parti.
Non so se mi sono ricordata tutte le bacche di cui volevo parlare, nel caso aggiornerò il post.
Post diventato talmente lungo che non mi sembra più il caso di parlare di quali radici commestibili ci si può nutrire. Ne farò uno a parte ...
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Lella
Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.
Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.
Se vuoi, puoi metterti in contatto con Lella qui>>
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