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Il Blog di Lella Canepa

Immagine del redattorelellacanepa

FIOR DI GIAGGIOLO


... la brace qua copre, là desta,

passando, frr, come in volo,

spargendo un odore di festa,

di nuovo, di tela e giaggiolo.

G.Pascoli


Quest'anno tutto sembra correre più degli altri anni, complice l'inverno poco freddo, le giornate soleggiate e infine adesso finalmente la pioggia, che accelera lo sbocciare di tutto quello che ardentemente la aspettava.

Già da metà aprile in giro ho visto Giaggioli fioriti, le orchidee dei poveri, che una volta usavo per adornare l'altare il giorno di San Filippo Neri, essendo la seconda metà di maggio, più o meno, l'epoca di sbocciatura qui.

Se la natura sembra essere precipitosa, la mancanza d'acqua ha fatto si che tutti i fiori siano pochi, molto meno degli altri anni.

Gli Iris che si trovano ancora qui nei poggi, selvatici, in campagna, una volta invasivi, sono quelli dal grande fiore blu violaceo, con tre petali ritti interni e tre pendenti esterni spesso ondulati.

Giaggioli li abbiamo sempre chiamati e Iris invece le varietà diverse da giardino, ma è una distinzione che non esiste, sono tutti Iris, anche se forse mia madre intendeva per giaggioli quelli con il rizoma e per iris quelli con i bulbi venduti come fiori da giardino.



Ho scoperto poi la parola derivare da "ghiacciolo" per via dell'Iris bianco, frequente nelle campagne toscane e preso a simbolo della città di Firenze, chiamandolo erroneamente Giglio Fiorentino.

Un curioso aneddoto vuole che lo stemma Ghibellino fosse fiore bianco in campo rosso, ma alla vittoria dei Guelfi i colori furono invertiti.

Dagli anni '50 esiste una competizione che promuove la ricerca di un Iris dello stesso rosso di quello del Gonfalone della città, che ancora nessuno è riuscito a riprodurre.

Sotto Piazzale Michelangelo a Firenze un giardino racchiude le tremila specie di colori diversi, che sono uscite fino adesso dalle ibridazioni ed è uno spettacolo vederli in questi giorni fioriti.


Con queste genti vid’io glorioso

e giusto il popol suo, tanto che il giglio

non era ad asta mai posto a ritroso né per division fatto vermiglio…

La Divina Commedia - XVI canto del Paradiso.




E spinse Iri, ch’à d’oro le piume, a recare un messaggio:

«Iri veloce, va’, reca ad Ettore questo messaggio...

Iliade, XI,18


il nome Iris da Iride, messaggera funesta di Zeus, con ali d'oro, vestita di gocce di rugiada riflettenti la luce. Lascia dietro di sé, scendendo dall'Olimpo, un arco iridescente di mille colori, preferita da Giunone, alla quale invece porta solo buone notizie, e che la trasforma in arcobaleno.

Fiore conosciuto da tempi antichissimi, pare che il faraone Thutmosis III, 1500 anni prima di Cristo, lo portò dalla Siria e che alcune raffigurazioni della pianta si vedano nel tempio di Amon a Karnak.



Iris pallida - foto dal web -

Se è arrivato fino a noi è anche per le sue proprietà usate specialmente in profumeria.

È nello stemma di Firenze, perché le colline toscane ne sono coperte, specie della varietà Iris pallida, coltivato da tempi remoti per essere inviato alle profumerie, soprattutto di Grasse in Francia, ma ovunque nasca un profumo.

Anche se negli ultimi anni la produzione è diminuita tantissimo, per via del lavoro quasi esclusivamente manuale di raccolta, essiccazione e pulitura del prezioso rizoma, che dura anche tre anni prima di avere il prodotto finito, aspetta il riconoscimento di una Igp che lo valorizzi ulteriormente.

È ormai diffuso l'uso di prodotti di sintesi che non potranno mai dare lo stesso risultato,

Anche se pochi lo sanno il suo profumo fa parte anche del bouquet di alcuni liquori.

Ed è appunto la radice o meglio il rizoma che contiene la preziosa fragranza, anche se già il fiore la annuncia.

Dopo tre anni della messa a dimora viene tolto dalla terra, pulito dalle barbe uno per uno con un roncolino, i migliori, rizoma bianco, spellati e messi a seccare al sole, altri recuperati anche così e detti rizoma nero, seccati a fette.

Solo alla fine di tutti i passaggi si sentirà il profumo intenso di violetta che non si avverte nel rizoma fresco.

Tutto il lavoro è svolto manualmente.

Oltre ai profumi e ai liquori è usato anche in cosmetica, per esempio macinato per essere aggiunto a ciprie e a talchi.

Si racconta che la Contessa di Castiglione usasse cospargersi con la polvere di Iris, chiamata per questo la polvere della Contessa, per far cadere gli uomini ai suoi piedi

Al link sotto un interessante video sulla lavorazione del rizoma in Toscana



Come tante piante bulbose o con rizoma ha una mappa di protezione che varia da regione a regione e da varietà a varietà.

Non ho notizie certe sulla sua commestibilità, pare che fosse usato per tosse e depressione, in casa noi mai usato, anzi, ritenuto se non proprio velenoso, quasi.

Come per tante altre cose ho trovato notizie contrastanti quindi mi attengo a ciò che ho sempre fatto o visto fare.

Quello che invece proverò sarà di mettere un rizoma secco nel cassetto della mia biancheria, come facevano le nostre nonne, per sentirne sprigionare il profumo ogni volta che lo apro.














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Lella

 

Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.


Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.


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