NATALINI, I MACCHERONI DI NATALE IN LIGURIA
maccheroni natalini del Pastificio Dasso
Nö ghe raxön, ne scûsa;
Coscì và faeto e s’ûsa,
Pe antiga tradiziön.
Minestra: ö natalizio
Tipico maccarön,
Chêutto c’ûn pö de sellao,
Ne-o broddo de cappön.
Questo ö lé de prammatica,
Nö sae manco Natale,
Se ûnn-a minestra uguale
A fösse eliminâ.
Niccolò Bacigalupo
Ho già accennato qui >>>È Natale ... a questo formato particolare di pasta che non si trova fuori della Liguria.
Si tratta essenzialmente di grosse penne lisce lunghe tagliate in sbieco, che ormai solo pochi pastifici fanno e di solito venduti come pasta secca in pacchi, nello scaffale della pasta appunto.
La tradizione, che potrete leggere in tantissimi altri articoli sul web, li vuole cotti come primo piatto nel pranzo di Natale, che iniziava nel pomeriggio, in un brodo di sbira, la trippa, nel quale si era fatto cuocere, se si era ricchi, un cappone, della carne di manzo e delle palline di salsiccia.
Più prosaicamente finivano nel brodo della Cima qui>>> che si sarebbe mangiata magari il giorno dopo.
Verso Savona si aggiungeva del cardo e venivano chiamati " e gambe du bambin".
Le trippe nel caso erano prima cotte in umido, anche solo insaporite in un soffritto di cipolla, sedano e carota, sfumate con vino bianco e fatte ben cuocere prima di essere aggiunte al brodo.
Qualcuno ricorda ancora chi li riempiva con un ripieno morbido fra quello dei ravioli e quello dei tortellini e usava un ferro da calza per riuscire a farlo scorrere.
Aggiornamento Natale 2024: Ho provato a farli e la ricetta dei Natalini ripieni la trovate qui>>>
Erano anche usati la sera della vigilia per la cena di magro semplicemente bolliti con una costa di sedano e conditi rigorosamente con semplice salsa di pomodoro.
Nella mia infanzia i tentativi di mia madre di farceli apprezzare cadevano tutti nel vuoto, al di là del neppure supposto brodo di trippa, pure asciutti con il ragù non hanno mai incontrato il favore di nessuno in famiglia, e ogni anno ci toccava sorbire il predicozzo che "il bisnonno li ha sempre mangiati", bisnonno che aveva trascorso gran parte della sua vita in quel di Savona, l'altro quello del Maggiolo, beveva la tazza di brodo di trippa la mattina di Natale senza manco i maccheroni.
Scivolavano ovunque, non raccoglievano il sugo, in brodo non ne parliamo, chi riusciva a tirarli su con il cucchiaio? Ovviamente vanno cotti interi.
Il pacco anonimo di Maccheroni Lisci giaceva per mesi nella credenza fino a che non finiva alle galline.
Ma c'era un motivo ... non avevamo ancora capito che esistono i Natalini del Pastificio Dasso di Lavagna, e per fortuna mia un' amica me li ha fatti conoscere!
Roberta e Rossella Dasso insieme al padre li producono tutti gli anni nel periodo delle feste ed è una corsa per averli.
Sono una pasta fresca di semola e acqua che nulla a che vedere con quella secca industriale.
Buoni in brodo, eccezionali con il Tuccu qui>>> , cotti pochi minuti in abbondante acqua bollente, alla quale volendo sempre essere ligi alla tradizione, si aggiunge una costa di sedano e poi scolati e conditi.
Chiederò alle sorelle Dasso, delle quali godo l'amicizia, quale è il motivo di questa capacità dei loro maccheroni di raccogliere il sugo o perché non scivolino dal cucchiaio, al di là del gusto che resta eccezionale anche solamente bolliti.
Li ho cotti giusto ieri sera a una coppia di amici e non c'è stato nemmeno il tempo di chiederci come andavano mangiati, che nella fiammanghilla non ce ne sono rimasti.
Saranno le materie prime di ottima qualità o forse l'acqua di Lavagna? o meglio la passione di Roberta e Rossella?
Un giorno vi parlerò più a lungo di questo pastificio, ora devo scendere in riviera a fare provvista di Natalini ... altrimenti mi tocca aspettare l'anno prossimo.
Auguri!!
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Lella
Lella Canepa, creatrice di "Donne da Ieri a Oggi" una fantastica mostra poi tradotta in un libro e di "Erbando" un ricercato evento che produce sempre il "tutto esaurito" da subito, anch'esso tradotto in un manuale dove si impara a conoscere e raccogliere le erbe selvatiche commestibili come facevano i nostri avi.
Lella Canepa ama da sempre tutto ciò che è spontaneo, semplice e naturale e coltiva da anni la passione per tutto quello che circonda il mondo manuale del femminile. tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.
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